La manovra 2026 e il nuovo orizzonte fiscale per le criptovalute

Con l’avvicinarsi dell’adozione definitiva della Legge di Bilancio 2026, il Governo italiano ha deciso di intervenire con misure specifiche per le criptovalute, rompendo quel velo d’incertezza che caratterizza il settore fin da quando l’Agenzia delle Entrate ha emanato la circolare 30/E nel 2023. In estrema sintesi: la manovra 2026 introduce un regime fiscale differenziato, riconoscendo […]

Marcello Del Debbio By Marcello Del Debbio Aggiornato 4 Min. read
La manovra 2026 e il nuovo orizzonte fiscale per le criptovalute

Punti chiave

  • Dal 2026 i token ancorati all’euro saranno tassati al 26%, ma solo se generano plusvalenze effettive.
  • Per le criptovalute non stabili (Bitcoin, Ethereum), la tassazione resta incerta e soggetta a futuri chiarimenti normativi.
  • Nasce un Tavolo permanente di vigilanza su cripto e finanza innovativa per monitorare rischi e coordinare l’azione istituzionale.

Con l’avvicinarsi dell’adozione definitiva della Legge di Bilancio 2026, il Governo italiano ha deciso di intervenire con misure specifiche per le criptovalute, rompendo quel velo d’incertezza che caratterizza il settore fin da quando l’Agenzia delle Entrate ha emanato la circolare 30/E nel 2023.

In estrema sintesi: la manovra 2026 introduce un regime fiscale differenziato, riconoscendo che non tutte le cripto sono uguali. Il punto di svolta è la scelta di applicare un’aliquota al 26 % sulle plusvalenze da token ancorati all’euro (stablecoin), mentre per le altre crypto — quelle maggiormente speculative — il testo lascia aperto lo spazio a aliquote superiori, anche se non ancora definite.

Questo tipo di approccio rappresenta una novità criptovalute significativa: per la prima volta, il legislatore cerca di distinguere tra strumenti “vicini” al sistema monetario tradizionale e asset più volatili, attribuendo a ciascuno una risposta fiscale mirata.

Cosa cambia concretamente

1. Aliquota “agevolata” per token ancorati all’euro

Secondo il testo, i guadagni derivanti da token di moneta elettronica denominati in euro, ovvero stablecoin che garantiscono un ancoraggio 1:1 con l’euro e una riserva certificata, saranno tassati al 26 %. ([Key4biz][2])

Aspetti rilevanti:

  • La semplice conversione euro ↔ token in euro non è considerata evento imponibile: non scatta imposta.
  • Il rimborso del valore nominale in valuta non genera plusvalenze.
  • Solo quando c’è un guadagno effettivo (ad esempio cessione del token a valore superiore) si applicherà l’imposta al 26 %.

In sostanza, il legislatore cerca di non scoraggiare l’uso delle stablecoin come mezzo transattivo o di deposito, pur mantenendo un’imposizione sul guadagno.

2. Trattamento indeterminato per le altre criptovalute

La grande incognita riguarda tutte le criptovalute che non rientrano nella categoria “token ancorati all’euro”:

  • Il testo della manovra non specifica al momento l’aliquota che si applicherà a Bitcoin, Ethereum e simili.
  • In bozze precedenti era circolata l’ipotesi di un’aliquota fino al 42 %, ma l’esecutivo ha preferito un approccio più prudente.
  • Alcuni scenari prevedevano una tassazione ordinaria al 33 %, ma anche questa strada è stata in parte depotenziata nel testo definitivo della manovra.

L’effetto è che chi detiene criptovalute “non stabili” dovrà attendere chiarimenti normativi o atti di prassi per conoscere la misura fiscale che gli sarà applicata.

3. Il Tavolo permanente di vigilanza

Un elemento di contorno ma non secondario è l’istituzione di un Tavolo permanente di vigilanza sulle cripto-attività e la finanza innovativa, previsto entro 60 giorni dall’entrata in vigore della manovra.

Tra i compiti:

  • monitorare rischi sistemici, abusi e frodi nel comparto crypto;
  • promuovere la collaborazione tra istituzioni, operatori e associazioni;
  • redigere rapporti sull’evoluzione tecnologica e sulla stabilità del sistema;
  • favorire l’educazione finanziaria digitale.

Questo organismo, privo di compensi o rimborsi spesa, rappresenta un tentativo di affiancare l’innovazione con un controllo più strutturato.

Le ragioni dietro la scelta e i rischi del compromesso

La differenziazione introdotta dalla manovra 2026 riflette un bilanciamento politico tra la volontà di non “demonizzare” le criptovalute e l’esigenza di garantire gettito e tutela.

  • Da una parte, mantenere un’aliquota ragionevole (26 %) per le stablecoin è un segnale per gli operatori: l’Italia non vuole chiudere le porte all’innovazione.
  • Dall’altra, il sistema fiscale “premia” chi adopera strumenti più trasparenti e regolamentati, lasciando un costo maggiore per chi entra nel mondo più rischioso delle cripto speculative.

Tuttavia, la mancata definizione chiara per le altre criptovalute lascia un margine di incertezza che potrebbe ostacolare gli investimenti nel breve termine. Investitori e imprese potrebbero adottare una strategia attendista in attesa di chiarimenti, oppure spostare capitali verso giurisdizioni con regole più stabili e prevedibili.

Un altro nodo riguarda la definizione stessa di “token ancorato all’euro”: non tutti i progetti di stablecoin offrono lo stesso grado di trasparenza o garanzia. Se la norma privilegerà solo i token con riserve reali e verificabili, molti strumenti ibridi o algoritmici resteranno esclusi da un trattamento fiscale agevolato.

Infine, l’efficacia del Tavolo permanente sarà essenziale: se ben funzionante, potrebbe mitigare gli aspetti critici del settore e favorire un dialogo tra pubblico e privato. Se invece rimane un organismo puramente formale, le tensioni normative rischiano di perdurare.

Conclusione

Nella piena transizione normativa che l’Europa sta attuando con il regolamento MiCA, l’Italia prova con la manovra 2026 a trovare un punto di equilibrio: concedere certezza fiscale a chi usa criptovalute vicine al sistema monetario (le stablecoin) e mantenere la flessibilità nel trattare il resto del comparto.

La chiave del successo sarà nella chiarezza delle definizioni, nella rapidità dei provvedimenti attuativi e nella capacità del Tavolo permanente di vigilanza di trasformarsi in un interlocutore concreto e non simbolico.

Notizie
Marcello Del Debbio

Giornalista esperto in criptovalute, con oltre 5 anni di esperienza nel settore, Marcello ha collaborato con importanti siti italiani del mondo delle criptovalute e della finanza, maturando esperienza e competenza nel settore dopo aver superato periodi di rialzo e ribasso nel corso degli anni. Marcello è anche autore di 4 libri autopubblicati.